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Appendix III—
Correspondence and Documents

A—
Venice, Archivio di Stato:
Scuola grande di San Marco

I. FRANCESCO CAVALLI TO MARCO FAUSTINI , 23 JULY 1654 (b. 188: 14), facsimile in Jane Glover, "The Teatro Sant'Apollinare and the Development of Seventeenth-Century Venetian Opera" (Ph.D. diss., Oxford University, 1975)

Benche V.S. Eccma negga l'affetto c'hò sempre portato à lei, al suo Teatro, riverenzia insieme à gli Illmi interressati; Le fò sapere, come io ultimamente mi abboccai coll'Illmo Duodo; e frà le cose concertate assieme per frase nella scrittura fermo questi.

Che non si parlasse di far suonare quel 3º stromento, bastando solo la mia esibitione in Voce.

Che fatta la prima Recita mi fosse datto scudi d'Argento 100.

Che ogni 4 Recite mi fossero datto Ducati 50 fino all'interà sodisfattione delli Ducati 400.

Queste cose mi furno cortessissimamente promesse da detto Sre mà non attese poi nella scrittura ch'in vece di fornire (come l'appuntato) li scudi 100 la prima sera gli hà posti doppo la 3a sera. Li Ducati 50 in cambio delle 4 gli hà posti doppo le sei; onde io vedendo che non mi si manteneva in scritto, quel trato ch'in Voce mi s'era promesso, regolai detta scrittura, e si come esso Illmo Duodo sua l'havea mandata à me; Io la rimandai à esso Sre Covretta in questa forma, a ciò fosse sotto scritta, et ultimate queste righe, in cominciato sia questa quadragessma . Veggo però dalle longhezze di questo nego et della dilationi nel concludere, la poca stima che si fà della mia persona, che perciò un Mese fà mi licentiai (con una mia) dall'Illmo Duodo, mà per portar mi la anco più àllungo non vuolare accettarla onde pervenirne à un fine, scrivo questa à lei che servirà per tutta la Compaga e per informatione che se per tutto Dimani, che sara li 24 del Corrente non mi haveranno rissolto con la sotto scrittione alla scritta inviata, io mi dichiaro libero del trattato fin hora havuto insieme.

V.S. Eccma non havrà occasione di dolersi di me, mentre stà à loro Sri l'havermi; dichiarandomi pronto à servirli, mentre mi sij sotto scritta la scrittura, che non è stravagante, ma è confirm a del concerto predto : ne è variata in altro (nella forma del pagamento) che di due sere più, overo, dell'esborso delli 100 scudi et di una sera di meno, di questo delli Ducati 50 cosa che non sò credere che vi sij Cagioni di non mi contentare con una sodisfne di si poco momento. Serva però come ho detto questa per avviso, che s'io non riceverò da questa sotto scrittione per tutto mercoredi come sopra, m'intenderò fuori d'ogni obligatione con loro Sl E le b. la mano.

2. CAVALLI CONTRACT WITH FAUSTINI , 24 JULY 1658 (b. 194: 266-67), quoted in Quellentexte zur Konzeption der europäischen Oper im 17. Jahrhundert , ed. Heinz Becker (Kassel, 1981), p. 72

Sig.r . Cavalli debba per tre Anni prossimi poner in musica ogn'Anno, un Opera da Rappresentarsi nel Teatro di S. Cassiano, et ciò con li patti e' conditioni infra scritte.

Po . . . facendo a tutte sue spese far tutte le Copie et Originali che seranno necessarij.

2o . Che d.o Sig.r Cavalli sia tenuto et obbligato assister personaim.te a' tutte le prove che seranno necessarie come anco mutar parte, alterar, sminuir et aggionger quello fosse necessario nella musica et servitio dell'Opera secondo l'occorenze et emergenze che succedono in simili Occasioni.

3o . Non possa . . . nel corso did.ti 3 Anni poner in musica altra opere che s'havesero a recittare in questa Città cosi in Theatri Publici con pagamento come privati . . . senza il quale detti


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Ill.mi et Compagni non sarebbero devenuti alla stipulatione della presente scrittura. Non resti però prohibito ad esso Sig.r Cavalli il poner in musica in d.o tempo Opere che fossero per recitarsi fuori della Città.

4o . Sij tenuto d.o Sig.r Cavalli sonar nell'Opera il P.o istromento ogni sera che si recitera. . . . Et all'incontro per recognitione delle soprad.te obligationi, detti Ill.mi et Compagno s'obbligano d'esborsar ogni Anno al d.o Sig.r Fran.co Cavalli D.ti Quatro Cento correnti da £6 ij 4 per ducato . . . fatta la p.a Recita gli sijno contati D.ti 150 et per il restante, ogni 5 Recite, D.ti 50 sino all'intero pagamento, dovendo però li detti D.ti 400 esserli pagati senza alcuna contraditione à tutti li modi ò siano poche ò molte le recite che si faranno dell'oppera.

3. CAVALLI TO FAUSTINI , 8 AUGUST 1662 (b. 188: 380), facsimile in Wolfgang Osthoff, "Cavalli," La musica 1 (Turin, 1966): 829.

a. Alle sue instanze . . . a quelle (a nome suo) fattemi dall'Ecc.mo Minato non ho potuto resistere, onde hò condisceso à compiacerla e servirla, col porre in musica l'opera si come ho sempre fatto, sebene havevo stabilito di non prendere più questo impaccio;

b. ma à questa affettuosa risolutne mi s'interpone un intoppo, posto però da V. S. e non da mè; perche ella vorrebbe due opere, et io per il poco tempo, non posso prometterglile, havendo anco altri miei interessi proprij, che mi tengono occuppato. . . . S'assicuri, che se il tempo me lo permetesse [non] risparmiarei fattica anco d'avvantaggio [ di acconten]tarla in tutto.

4. CAVALLI , CONTRACT WITH FAUSTINI , 29 JUNE 1667 (b. 194: 50), quoted in Bruno Brunelli, "L'impresario in angustie," Rivista iraliana del dramma 3 (1941): 334-35

Il Sig. Franco Cavalli s'obbliga di poner in musica con tutta diligenza, et applicazione un'opera all'Ecc.o Sig. Marco Faustini, che nel presente Anno deve rappresentarsi nel Teatro di S. Gio. e Paolo, dovendo assister alle prove et occorrendo anco aggiunger, alterare, et levare quelle cose, che lossero necessarie, et occorressero conforme alla sodisfazione d'esso Sig. Faustini, al quale doverano restare l'originali. All'incontro esso Sig. Cavalli . . . conseguirà dal d.o Sig. Faustini ducatti quattrocento cinquanta, ciascuno di lire sei soldi quattro per ducatto, quali gli saranno . . . pagati dal d.o Sig. Faustini le prime quattro recite.

5. PIETRO ANDREA ZIANI TO FAUSTINI , 25 JULY 1665 (b. 188: 82-83)

a. Mi pare che l'opera sia un poco secca particolarm.te solliloquij assai lunghi, come sterile di Canzonette. Vedrà che ho cavato anco qualche arietta di più del suo aviso per rallegrarla più che sia possibile ma dubito (se non la guarnisse di Arie) vogli buttar inseriora; lei sa l'uso hodierno, e li solliloquii così lunghi vengono abborriti da tutti sì che io l'aviso per tempo acciò si risolvi per il meglio. Io ho troppo in urto prima l'opera del Beregano che ha molto grido sì per esser nuova e desiderata, come perchè è in gran stima; e la Doriclea (e ben belliss.ma ) mà è opera vecchia e già sentita altre volte per la poesia, e veramente non mi pare che possa star a petto del Tito. . . .

b. Quanto poi al regallo che dice di farmi di 200 ducati per la mia fatica col movermi in Consideratione quello hebbi l'ultima volta per l'Amore Guerriero etc. . . . per haver fatto un Annibale in sei giorni, col espormi à cimenti così pericolosi, ho saputo far guadagnare a V. S. tanto che non solo ha pagate tutte le sue spese in un Anno, che egli sovrastava tanta Rovina ma ha saputo molto bene regalare tutti li musici, ed a me causa principale di tanto beneficio, non solo mi si è dato regallo, ma mi si levò 70 ducati del mio solito salario, e se bene non fu leila cagione di farmi operare, ma altri, tutto ciò lei hebbe il guadagno, ed io la lode come il Corvo ed altri il formaggio.

c. . . . Se lei paga un musico 150 e 100 doble l'uno, perche à un Maestro di nomina che è la prima careta di far comparire un opera, non se gli dovrà dare almeno ò l'equivalente ò poco meno?


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6. ANTONIO CAVAGNA TO FAUSTINI , 17 OCTOBER 1665 (b . 188: 212)

Io resto molto confuso et perplesso nel sentire la compagnia che tiene così diversa da quello c'hammi di prima insinuato, non havendo Donne di credito et pochi homini, questo mi passa l'anima; in quanto alla mia parte havevo già pensato et trovato il loco in due patti dove si potea aggiongier senza alteratione una arietta . . . per altro poi io intendo di cantar sopra li instrumenti della orchestra accordati al giusto tono di Roma, e non più come ho fatto nella Statira, nel Teseo et altri, e questo per esser di maggior vantaggio alla mia voce, e lo dico io hora acciò niuno si lamenti di ciò.

7. CAVAGNA TO FAUSTINI , 2 NOVEMBER 1665 (b . 188:46v )

In quanto all'arietta di dolce foco io non trovo bene di riccantarla per esser cosa molto affettata et mendicata onde potra farlli fare una musica nova. L'aria io non la tengo ne meno.

8. SEBASTIANO CIONI TO FAUSTINI , 6 NOVEMBER 1665 (b . 188: 129-30)

La Signora Anna stuona. . . . Non la vogliono più sentire. . . . Signor Cavagnino resterà molto scandalizzato quando si vedrà a petto una Donna tale.

9. PIETRO DOLFIN TO FAUSTINI , 12 NOVEMBER 1665 (b . 194: 115)

Mi piacque [l'opera] per ogni rispetto (con la considerazione però d'esser à Verona) così la Sig.ra Anna rapresentante la parte di Romilda mi spiaque ad un [tal] segno, che mi riescì insoportabile, nè solo à me, ma à tutti chi erano con me, et à tutta l'assistenza dandogli ogni volta ch'usciva si può dire la subiata per il riso, che facevano ne' suoi trilli, et nelle sue cadenze. E' tanto odiosa, che lei sola è bastante di precipitar un'opera et tanto sgraziata che l'altra di Mantova, et Orsetta paiono angioli.

10. ZIANI TO FAUSTINI , 28 NOVEMBER 1665 (b . 188: 354)

Non hò più inteso che il S. Giuseppino, fratello del S.D. Giulio Cesare, faccia il Contralto come lei mi significa per il restante della parte d'Euristo che doverà esso recitare. Ne hò parlato perciò col sud: S.D. Giulio e m'ha appunto risposto che ciò gli pare impossibile, mentre lui ha sempre cantato il sop.o ; che ben è anco vero che tal Volta cantò il contralto, che potrebbe essere che di nuovo gli fosse venuto questo pensiero di cantarlo, onde non partirò dal suo ordine, e gli scriverò que poco che avanza in contralto. Devo dirle che la parte del Nocchiero e di Lerilda nella prima scena del 3.o Atto non è stata da V.S. assignata per chi la dovrà recitare, che perciò io per non perder tempo ho messa la parte del Nocchiero in Basso per D. Giacinto, che mi pare proprio (tanto più che ha pochis.ma parte) e quella di Lerilda l'ho posta per un soprano che vedo ne ha d'abondanza. Resta solo che anco V. S. mi avisi (se pure sarà in tempo) la parte nel 3.o Atto per la Vecchia Clipea, che non la vedo notata nella destinatione delle altre parti che io penso in tanto (per non perder tempo) di porla per il Sig.r Antonio da Murano che fa la parte di Idiotea che osservo non comparisce in Scena un tempo fà. . . . V.S. osserverà ne la scena 12 del 2.o Atto la Cantata in forma di lamento d'Alciade, Più per me non vi è contenti , che è la mia favorita per il S. Cavagnino, che stimo portera il Vanto di tutto il resto, put che sia cantata adasio e le Viole discrete, e qui place tanto à S.M. che ne ho fatto copia e aggionte parole per non perderla.

11. ZIANI TO FAUSTINI , 9 MAY 1666 (b . 188: 279)

a. Può rengraziar il Cavalier Beregano quella Virtuosa da Roma che ha sostenuta la sua opera che del resto il Tito era ito. Per il verso non se può aggiungere, ma per l'intrecchi è stato pochissimo stimato et il Pompeo molto più per la Grandezza e Pompa nella scena che qui viene predicata per singolarissima e anche più di San Gio e Paolo.


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b. Prego Dio gli dia buona fortuna, e si come io prego Dio di accomodar ben bene i fatti miei per non più faticare in simili materie, così loderò sempre il Signor Cavalli à rinunziar le armi al Tempio mentre non altro che l'età, e le comodità le rendono di poca sodisfatione. Lui è gran Virtuoso e sarà anco maggiore quando che non havendo lui dibisogno di faticare volontariamente si ritirerà.

12. ZIANI TO FAUSTINI , 12 JUNE 1666 (b . 188: 268)

Quando io veda V. S. sola a recitare in Venezia, dirò sarà la prima volta, ma non lo credo. Se fosse direi (V. S. mi scusi) che in Venezia tutti li matti fossero divenuti savii. Si racordi che anco lei haveva fatto voto di non più impegnarsi etc. Il teatro di S. Salvatore fu fatto in un tempo che lei doveva esser sola per ogni rispetto e questo sempre farà contraposto al Grimano. È troppo un bel gioiello, se Marco Mozzoni havesse hauto buona direzzione, e compagnia fedele etc. Non haveria totalmente perso, se bene sono informato che il suo male non è tanto quanto vien fatto.

13. GASPARO ORIGO TO FAUSTINI , 2 OCTOBER 1666 (b . 188: 292)

Mi ha detto che ottima resolutione farebbero a far recitare in loco di questa l'Argia o l'Alessandro, e che quando si risolvessero di far recitar l'Argia la Sig.ra Giulia s'obligarebbe, che l'Apolloni autor dell'Opera gl'aggiungerebbe e leverebbe tutte le scene che volessero . . . solo gli dico che mutandosi Opera, levarebbe ogni dubbio della parte, tanto più che la Sig.a Giulia molto è inclina havendo l'essempio di ciò che fece la Rosilena.

14. FAUSTINI TO GASPARE ORIGO , [?] OCTOBER 1666 (b . 188: 294-95)

Tutte due l'opere sono del Sig. Gio: Faustini di felice memoria mio fratello, che morì 1651 in età giovenile di anni 30. [sic ] et che ha stampato et faro recitare 14 opere [tutte composte in musica dal Signor Cavalli et dal Signor Ziani] & che fù amirabile nell' inventione [et dalle quali tutti questi Sig.i che sin hora hanno in questa città faro opere hanno rubbato l'inventioni bellissime di esse] et che vengono quasi ogn'anno recitate nelle principali Theatri musicali d'Italia; onde consideri V.S. Ill.ma se Io sono per tralasciare di far rappresentare queste, che sono da lui state lasciate per predilette et promesse nelle sue stampe per far rappresentare l'Argia et Ales.o opere già fate et viste in Venetia; . . . la prima d'Alciade fù stata lasciata . . . in tutto perfettione; la seconda intitolata il Tiranno humiliato d'Amore meno perfetto. Sarea indecenza toccare in alcuna parte il belliss.mo soggetto; ho fato fare l'atto primo dall'Ill.mo Beregano, et più non havendo lui potuto continuare il 2.o es 3.o [no date] a soggetto [valorosi.] valoroso, che molto bene hà inserito [nel genio] della [ . . . ?] onde l'opera sarà amirabile per ogni rispetto. Sono stato troppo prolisso con questa parte, ma si scuserà, perchè son troppo interessato nel [fare rappresentare] l'opere d'un mio fratello, inalzate al magior segno da tutti che le ha sentite, et per orazione delle quali ho pigliato il Teatro.

15. CORESI TO FAUSTINI , 3 NOVEMBER 1666, (b . 194: 14), quoted in Brunelli, "Angustie," pp. 333-34

Circa al prologo che V.S. mi manda sono quattro parole e ben corte, però la prego con tutto l'affetto dell'Anima a non me lo far fare, perchè non havendo io mai fatto prologo non voglio ne ancora cominciare, e questa parte è una parte che ogn'uno la puol fare.

16. CAVAGNA TO FAUSTINI , 14 [NOVEMBER ] 1666 (b . 188: 37)

Due cose sole mi spaventano, l'una, di dover cantar con la Maschera da Moro, cosa non più usata da me, et non mai compresa che doppo haver letto il terzo atto; l'altra dover cantar in mezo di due angioli, la Sig.ra Antonia et la Sig.ra Giulia; la canzonetta che mi manda per agionta mi scusi chi 1'à fatta, è per un contralto et non per Soprano, et molto diferente dalla maniera del Sig.r Ziani, onde mi contentarò cantare il duetto et che la Sig.ra Giulia canti la sua canzone sola.


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17. CORESI TO FAUSTINI , 13 JUNE 1667 (b . 188: 164)

a. Mi pare che nel principio ci sia di gran dicerie, come sarebbe nella scena quarta dell'atto secondo, dove dice (Piange Olinda), la quale è una diceria che non puol mai far bel sentire, che, come sà, a Venezia bisogna sfuggirle.

b. Nella scena seconda dell'atto terzo vi è una canzona, la quale comincia (Ride il core), la quale non val niente essendo già stata vista dai primi virtuosi di Roma, però o V.S. la faccia mutar lei o vero la farò mutar io, non havendo io altra fine se non che mia moglie quest'anno si faccia honore, però bisogna che lei si contenti che la parte si accomodi dove è bisogno, che così resterà V. S. ben servita e noi sodisfatti. . . .

c. Mi favorisca presentar l'inclusa al Sig. Francesco Cavalli, al quale io dico dove arriva mia moglie acciò egli possa ben favorirla.

18. GIUSEPPE DONATI TO FAUSTINI , 23 JULY 1667 (b . 188: 174)

Dal Sig. Coresi mi vien dato per parte sua una lettera come anco la parte di Merpe dove la trovo sattisfattione, ma per esser un poco troppo alta bisogna accomodarla però in qualche loco si che per non far torto al compositione di essa; senza [il suo] consenso non la moverò ma per esser cosa di poco momento credo sia per contentarsi non ne havendo di bisogno solo che nelle cadenze avezo in certi luochi che stà ferma nel alta dove senza muovere il Basso continuo si puol accomodare che non perdi la sua solita armonia, si che senza suo avviso non moverò nulla acciò conoscha ch'io non pretendo di mettere le mani ore non mi tocca.

19. CORESI TO FAUSTINI , 13 AUGUST 1667 (b . 188: 169), quoted in Brunelli, "Angustie," p. 337

Ho ricevuta la parte di Caristo, quale rimando a V.S. in dietro perchè non è parte da mandare a dun pari mio . . . e se l'anno passato pigliai detta parte fu perchè lei non me ne dede altro che una scena, ma adesso che l'ho vista tutta, hò scoperto la poca stima che lei fa di me . . . però, V.S. mostri questa parte a Venezia, che vedrà che è una parte da darla al minimo straccion che sia tra i musici.

20. CORESI TO FAUSTINI , 27 AUGUST 1667 (b . 188: 166), quoted in Brunelli, "Angustie," p. 338

Io sempre gli ho detto che non mi curo di recitare come non hò parte da farmi honore, e per esser le parti da farsi honore non basta l'haver quantità di versi, che se fussero mille versi tutte botte e resposte, queste non si chiamon parte bone, già che lei ò non lo conosce ò non 1o vol conoscere; non vi essendo in quella parte nè anche una riga di canzona.

21. CORESI TO FAUSTINI , 10 SEPTEMBER 1667 (b . 188: 167)

Nel terzo atto non'ci ha altro che seconda e terza scena, onde mi pare impossibile che non ce ne sia d'altra, però avverta non haverne lasciata qualche scena, perchè ella finisce con quel duo che dice: "vincerai-vincerò" e poi quella canzonetta che è chiusa dell'opera.

22. FAUSTINI TO GRIMANI BROTHERS , 15 DECEMBER 1667 (b . 188: 199-200)

[che] i detti Illmi Grimani . . . habbino facoltà libera di far recitare in esso [SS. Giovanni e Paolo] l'opera del Meraspe di già principiata, e proseguirla per tutte quelle recite che stimeranno più proprie senza ingerenza alcuna di esso S. Faustini, dovendo tutto l'utile che se ne ricaverà così di bolettini come de Scagni, cedere solo a loro benefitio. E' di più anco possano fare rappresentare d'altra opera dell'Eliogabalo composta dal S.r Aurelio Aurelli o altra, che fosse di loro sodisfattione.


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B—
Hannover, Staatsarchiv:
Aktes-Korrespondenzen italienischer Kardinäle und anderer Personen, besonders Italiener an Herzog Johann Friedrich

1. FRANCESCO MASSI , 13 DECEMBER 1669 (Cal. Br. 22, vol. 4, no. 627, f. 152)

Devo dar parte a V.S. di haver visitato il povero Sig Aurelio nostro quale, dopo la sua malatia che lo condusse all'estremo, è rimasto come un cadavere, affatto distrutto. Iddio ha voluto preservarlo per il bene di quelle sue povere creature, casa povera di fortune, et hora affatto caduta in miseria. Stimerei atto degno della Pietà di V.S. il farli qualche pietosa rimostratione per sostenerli.

2. PIETRO DOLFIN , 26 DECEMBER 1669 (vol. 2, no. 625, f. 405)

Come là ben nota impareggiabile generosità di V. A. S. m'hà impedito pubblicamente dedicar la mia Ermengarda alla sua autorevol protettione cosi l'humilissima riverenza mia mi ha prohibito appogiarla ad alcun' altra persona mentre non ha chi può guidarmi nel mondo, che l'A.V. Sua. Se nelle stampe però non ho fatto spiccar il suo nome resta ben impresso nel mio core divoto, col quale non ho mancato di presentargliela com'hora pur faccio, . . . [solazione]. Riceveti adunque il Drama per l'A.V. e per la Sigra sua, qual è certo riuscito con grande applauso non per la debbolezza della compositione poetica, mà per la dolcissima musica del Sigr Sartorio, comendata al più alto segno da tutti, e per la [presenza?] della mia nova cantatrice, che non da loco a S. Gio e Paolo.

3. MASSI , 20 AUGUST 1670 (vol. 4, no. 627, f. 196)

Questa nobilissima sfera [di donne] riceve mirabile adornamento dalla Bellissima Giovinetta Cantatrice che esso Sig Pietro [Dolfin] tiene presso di se; la quale fatta eccellente dal continuato studio e dalla sonorissima voce è però l'idolo amato dello stesso Sig. Pietro, che ne vive a meraviglia geloso; a questa, già pose l'occhio addosso quel caro concupissibile lupatto del nostro Sig. Nicola; mail Sig. Pietro, che è formica, non Io vuole d'intorno. Accortosi di ciò il Sig. Nicola, per far dispetto al Sig. Pietro nello stesso tempo che questo componeva il Dramma per San Zuanne, e Polo, si è messo lui a rintracciare l'occasione di intrudersi in quel Theatro, et ha fatto tanto, che si ha fatto dar parola di esser insomma lui il melodrammatico per quest'anno. Il Sig Pietro che già haveva composto il Dramma non si è cavato, ha ceduto questa Bizzarria al Sig. Nicola; quale, presso li Sig. Grimani ha fatto tanto, che sia restato con uffici impegnato il Sig. Pietro a dar, tra gl'altri famosissimi Virtuosi, e virtuose, anco la sua dolcissima, onde il Sig. Nicola, vive hora a bocca dolce di dover pure con questo artificio pascer nel teatro la vista, e d'insinuarsi se le potesse venir fatta. Ma altro e tanto accorto l'altro, che già vede la furberia amorosa, si è premunito coll'animo deliberato, di non lasciar il suo bene, nè meno per un momento; onde se V.A.S. sarà a Venetia per questo Carnevale, potrà godere di trovarsi spettatore di due drammi ad un tempo, l'uno in musica, e l'altro in prosa, l'uno coll'attione delli giuochi Pantomimi alla muta, e l'altro con le note, e con le voci. Così di Barzelletta in Barzelletta haverà doppio godimento, in vedere nell'una rappresentare i finti, e nell'altra, i veri amori.

4. DOLFIN , 19 DECEMBER 1670 [1671] (vol. 2, no. 625, ff. 409-10)

Mancandomi di quà l'occasioni tutte di dimostrare all'A.V.S. l'Illma mia oservanza, prendo questa picciola congiuntura di trasmettere alla sua gran bontà le due opere, che sin hora si van rappresentando l'anno corrente. Dalle medesme intenderà la loro essenza, quale pare a me poco buona sebben questa da S. Luca riesce bene et la altra ha dato un crolo che se la copia d'esquisiti Cantanti non la sostentasse si sarebbe sin hora chiuso il Teatro, ne all'A.V.S. scrivo le distinte informationi dell'una e dell'altra parte, per non portargli soverchio il disturbo, già tutto havendo significato al Sig. Antonio Sartorio suo Mastro di Cappella. Replicherò solo ciò ch'à lui scrissi. Quanto alli due virtuosi di Costà, che Vicentino si fa gran honore, mà che il povero Mutio ha una parte così contraria alla sua attitudine (facendo quella d'Ercole) che non pub far spiccare la sua virtù. Viene però somamente lodato il suo Canto, et nella ventura opera certo vien detto


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ch'egli spiccherà grandemente. La putta di mia casa fail dio caduto, ottima riuscita se ben anch'essa ha una parte per lei non propria.

5. MASSI , 26 DECEMBER 1670 (vol. 4, no. 627, f. 224)

Nel Teatro di S. Zuanipolo è cascata la prima opera ciòè è restata senza concorso; et ivi hanno rimessa insieme la Dori, quella bell'opera tanto applaudita, dove Giulia Romana faceva sentire meraviglie, quale riproduce hello stesso teatro con più zucchari, e con più Netare che non fece nelle prime scene.

6. MASSI , 6 FEBRUARY 1671 (vol. 4, no. 627, f. 227)

L'opera del Sig. Nicola [Heraclio ] è cosi bella, che non satia mai. Tale è il concetto che se ne forma, che il Sig. Nicola si è Deificato in quel Teatro, dove, se lui non dirà, niente sarà fatto per l'avvenire, e se lui inventerà nuovi mondi di esquisitezze, concorreranno tutti per ammirarlo; non trovandosi veramente sogetto che lo pareggi nell'Inventione, nella magnificenza, e nella Piramide del suo Ingegno.

7. DOLFIN , 15 APRIL 1672 (vol. 2, no. 625, f. 420)

Et se ciò credessi, o almeno sperassi, vorrei stimolar alla recita d'opere in S. Salvatore molti che hanno intentione di formar nova Compagnia quando potessero havere il Sig. Antonio Suo Maestro di Cappella. Non solo per la di lui ben esperimentata virtù, ma perch'egli tiene il potere d'accordo de' Principi di Baviera e del Formenti, quali si dichiarano, che se il detto facesse la musica sarebbero infa[llibilmente?] del partito suo . . . . Anche Giulia si potrebbe havere, non fermata da Grimani, anzi come licentiata havendo scritto per Tonina, Ciecolino, e di già in parola col Sig Vend[rami]no. Lucretia sua humilissima serva in tal caso sarebbe put del partito.

8. MASSI , 9 DECEMBER 1672 (vol. 4, no. 627, f. 271)

Si vanno preparando li Teatri delle opere, conforme al solito . . . è venuta la solita sirena del Tevere Sig. Giulia per far languire il Teatro Grimano colle sue dolcissime tenerezze; si è detto che sia per venir Ciecolino, ma non si vede ancora comparire.

9. MASSI , 16 DECEMBER 1672 (vol. 4, no. 627, f. 273v )

Già si è aperto il Teatro di S. Luca, dove già due volte si è recitata l'opera intitolata l'Orfeo, dramma dell' Aurelij, e musica del valoroso Sig. Sartorio, Maestro di Cappella di V.A. S. Li Drammatici principali sono li virtuosi di V.A.S. molto applauditi, e particolarmente il baritono, lodato anco dalla Piramide [Beregan], se bene è il mecennate di San Zuanepolo, assai lo loda, e vi è la cantatrice romana detta Tonina [Antonia Coresi]: di voce meravigliosa esquisita, furba, et attrattiva per esser Romana, mà di maniera non arriva all'altra detta la Dori [Giulia Masotti], stimata però valorosa; et il Sig. Nicola [Beregan], se bene è Giuliano, mutarebbe volontieri casaccha, perche questa Tonina è più buona robba, et ha più amabil volto, e più belle sembianze; pit brillo, e più succho, et anco più flessibile; dice però esserne padrone, e gode in se stesso; l'opera è ben galante, più Pastorale, che cosa Heroica. Ha grandissimo concorso, perche è la prima, che sodisfa nel bel principio. Hor là, concorrono tutti i soli[ti], et in pomposa mostra riempino i Palchi.

10. DOLFIN , 23 DECEMBER 1672 (vol. 2, no. 625, ff. 436v -37v )

Sappi adunque come mirabile riesce sin hora la musica del Sigr . Ant. [Sartorio]. Li musici di V.A. l'uno piaciuto in estremo da moltissimi: più del Torto Fusai, et è il Baritono. L'altro pur piaciuto, et da mè stimato il meglio di ogni altro soprano per la maniera seben debbolissima di voce anco minorata doppo l'arrivo in Venetia. L'opera intitolata l'Orfeo dell'Aureli (che da mè sarà il primo ordinario all'A.V. trasmessa) pessima, gl'altri musici ascoltabili, Tonina Divina,


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così che la Pia peggiorata anco nella crudezza della voce dall'anno passato in quà non fa figura alcuna. Scene, et Abbiti pur ordinarii, et priva di ogn'altra curiosità, che dell'accennate. Ma che dirà l'A. V. quando sentirà un altra curiosa novella a publica gloria del suo sire. Antonio Sartorio, Sappi che doppo esser stata composta in musica la 2a opera dal valoroso acreditatissimo Cavalli, per non piacer la medesima alle prove, per esser quella mancante di briose ariette l'ha tolta al medmo Cavalli e data dà riffare al Sartorio, quale doppo haver fatto passare col mio consiglio complimentoso ufficialmente col detto l'hà doppo gl'avisi delle sue benigne grazie presa, et hoggi darà principio à comporla con tanto suo honore, et utile ancora, quanto l'A.V. potra argomentare. . . . Lucretia poi che per le grazie dalla sua generosità ricevute può ardire di porsi anch'ella in questo numero, non reciterà quest'anno per quanto si crede sin hora, mentre ricercata (come dal A.V.S. in altra mia significai) dà gl'Ecc Vend[rami]no & Molino per la 2da opera havendogliel'io concessa con la riserva di voler ceder per la parte destinatogli questa osservata da me per inferiore à quelle dà le sostenute benche debbolmente: negl'anni passati, io non hò voluto, che reciti, onde in suo loco ho fermato la putta protetta dall'Ecc. Sigr Leonardo Loredano, quale per quello che s'è pubblicato doppo esser stata sentita da gl'interessati, e da altri, non si può sentire; onde dà una parte temendo, chè col pomo guasto rovini gl'altri buoni, dall'altra temendo di disgustar il Prottettore non sa, che fare gl'interessati medesimi, et io quest'anno godo fuori d'ogn'altro impiccio, che di quello che potesse apportarmi qualche torto che venisse [inperito à sen di V.A. quale non posso sin hora prevedere, ne credo possa succedere. Al S. Giovanni e Paolo pur son confusi per la ondata conseguita di quest'anno, non havendo d'esquisito che Giulia.

11. DOLFIN , 30 DECEMBER 1672 (vol. 2, no. 625, f. 439)

a. Io non glie l'hò voluta concedere, dicendogli che se l'havev negata à quegli di S. Luca per la parte non di mia sodisfatione non era di dovere, ch'io la concedessi à loro, come si suol dir per stroppa buco per imparar la parte in due giorni è stata adunque fortunata a non esser con quei straccioni.

b. È capitato il Sig. Ant. Rivani detto Ciecolino, che volontariamente è venuto à recitare nella 2da opera credo partito dalla Maestà dell'Imperatrice con molta sodisfattione della medesima al solito della sua impertinenza.

c. À S. Gio. Paolo hà dato cativo augurio a buoni successi che potessero li Sig. Grimani sperare la morte del povero Gio. Ant. Borretti maestro della musica di detta opera, ben conosciuto dall' A.V. et che sicuramente dalla sua bontà compatito, spirò ieri doppo quindici giorni di male perche la sua opera andasse in Scena, onde se la medesima [Domitiano ] formava l'esequie alla sua morte non poteva che riuscir funesta. Riceverà l'A.V. li due libretti, che con la presente gli trasmetto, come farò pure degli altri due dell'opere seconde con le distinte notitie d'ogni successo, eta buon conto. Le giuro, che s'imortala il Sig. Ant. [Sartorio] per la benignità di V.A. quest'Anno, mentre il marito della Sigra Tonina mi hà questa mattina detto esser meravigliosa la parte del primo atto data alla medma della seconda opera [Massenzio ] e può dir di restar solo in materia di compor opere hor ch'è morto il povero Borretti certo in tal facenda esquisito.

12. MASSI , 30 DECEMBER 1672 (vol. 4, no. 627, f. 266v )

Il Teatro Grimano non riesce con applauso per altro rispetto che Sig. Giulia, e per le scene, lo vince quello di San Luca, ne l'uno ne l'altro molto a proposito, perche mancano le due colonette dell'anno passato; la Sigra Lucretia, et il castratino Lassi. Anco a San Moise si fa opera in musica, e non si fa pagare alle porte, ma dispensano bollettini; chi ha palco proprio, non paga manco all'entrare, et è accomodato di quattro bollettini per goder nel suo palco quattro amici cosi gratis; e quelli che non hanno il palco pagano li bollettini, et il palco se lo vogliono.

13. NICOLÀ BEREGAN , 30 DECEMBER 1672 (vol. 1, no. 624, ff. 172-73)

Hieri sera li 30 Xre fù dato principio all'Opera di S. Gio. e Paolo intitolata il Domitiano del Noris la quale veramente è posta superbamente in scena con bellissime rappresentanze ma cosi


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povera di cantanti che fa compassione e fuori della Signora Giulia non hanno soggetti che la cantino, à talé stato sono ridotte l'opere di Venetia. è vero che quelli di S Lucca non ostante un'opera stracciata dell'Aureli intitolata l'Orfeo per havere huomeni migliori trionferanno à confusione de S. Gio. Polisti. . . . La Lucretia del nostro S. Pietro Dolfino ricercata ultimamente dalli Sig Grimani non hà prudente[mente] voluto recitare, sapendo, che con una compagnia di tal [carico?] poco poteano riuscire le cose.

14. MASSI , 8 JANUARY 1673 (vol. 4, no. 627, f. 520v )

È riuscita molto piacevole l'opera di San Moise, e vi è stata assai genre, massime per il vantaggio che non si paga alle Porte; e per questo sarà quest'anno il più frequentato di tutti gli altri Theatri.

15. MASSI , 13 JANUARY 1673 (vol. 4, no. 627, f. 493)

Qua non corrono novità. San Moise ha grandissimo concorso, e ne penuriano gl'altri theatri. È arrivato qua Cecolino, ma tardi per recitare. Ho inteso che è stato da V.A.S. Procurerò di vederlo.

16. DOLFIN , 20 JANUARY 1672 [1673] (vol. 2, no. 625, ff. 440v -41)

a. Questa sera farà l'ultima recita della prima opera al S. Luca, et mercordi si darà principio alla 2da che mirabile riuscirà per la musica del Sig. Sartorio composta in così breve tempo. Li musici suoi continuano poi con l'universale applauso, et il Gratianini estraordinario piace così che nella 2a opera fà la prima parte mentre prende il titolo dal suo nome Ciecolino poi che per quant'egli afferma (et si va scorgendo veridici i suoi detti) non è partito con disgratia, ma di sotisfatione di Sua Maestà, stà così bene in voce, che estraordinariamente darà nel genio. La Putta dell'Ecc. Sig. Leonardo Loredano, ch'à forza di Broglio, non havendo io voluto, che reciti Lucretia, è stata presa per la 3a parte, riesce insoportabile.

b. Anco à S. Moisè si faun opera, senz'altra spesa che quella del Palco, mà è tanto poco di buono, che più d'una volta non torna il conto di vederla, e pur questa hà l'applauso, et è sempre ripieno il Teatro.

17. MASSI , 27 JANUARY 1672 [1673] (vol. 2, no. 625, f. 442)

Dopo l'andata in scena dell'opera di S. Gio. e Paolo ha certo accumulato concetto l'Orfeo di S. Luca, così ch'a tutta la Città è riuscita dispiacevole la fermata di quello per far la seconda quale ancoche riesca bene son sicuro che bisognarà tornar a fare per un paio di volte per sodisfar l'utile. L'Orfeo mentre sebben l'opera era Aureliana, haveva però qualche buona scena et la musica haveva modo di spiccare tra tante belle ariette. Dimani sera si darà principio alla nuova [Massenzio ], et io non manco di trasmetterla all'A.V., pregandola compatirmi se non le mando questa ne l'altre legata per haver havuto anco gran fattica a poter far acquisto alle tre di questa notte dell'acclusa come la prima che sia uscita dalla mano dello stampatore. Io non posso dargli relatione alcuna di questo per non haver mai voluto veder, nemmeno una prova, et per la compositione, l'A.V.S. havrà sotto l'occhio la medesima da farne più prudente giuditio. Per quel poco ch'ho letto ho trovato che nel voler adornar il Drama ha il Poeta piantata una selva di Eruditioni così folta, ch'ha oscurata la compositione, et perdendosi il gusto ha nella povertà degl'accidenti durato fattica ad uscirne il bene. Tant'è non mi formalizzo su l'opinione mia, ma venerdi prossimo gliene portarò le più certe notitie dall'esito delle recite.

18. DOLFIN , 3 FEBRUARY 1673 (vol. 2, no. 625, f. 444)

Servirà la presente per semplice informatione dell'opera di S. Luca et de servitori di V.A.S. La medesima adunque riesce mirabile, per due capi. L'uno per la musica bella bellissima et meravigliosa, per esser stata composta in tredici giorni in loco del altra dello stesso Maestro, et meglio ancora della prima. Onde in parola d'honore e con la mia solita ingenuità le giuro che ha


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obbligatione il Sartorio all'A. S. della vita stessa havendolo con il suo benigno bene placito reso nella fama imortale, et unico, non havendo certo chi l'uguagli, per detto universale. L'altro capo è l'esquisitezza de musici, tra quali il suo Sire Gratianino spicca meravigliosamente bene cosi che mi ha fatto risvegliar la vena per haverlo una volta in una mia opera. . . che in cinque giorni ho fatto un atto della medesima.

19. MASSI , 24 FEBRUARY 1673 (vol. 4, no. 627, f. 435v )

A quest'hora ho dato l'ordine diretto al Sag. Daniel, che siino pagati li due Palchi di V. A. S. a San Samuele, et a San Zuanepolo; e sta bene l'esser pontuali a pagarli, perche non resti un minimo attaccho, o pretesto da metterci in continguenza di qual che lite. Che mano in mano farò che siino pagati anchor quelli di San Moise, e di San Cassano, et io conservo le ricevute dell'ordini della sudetti pagamenti.

20. MASSI , [ . . . ] 1673 (vol. 2, no. 625, fl. 456-57)

Questa volta si, ch'io spero d'haver resa ben servita L.A.V. Ill.ma et nell'ordine et nel merito nell'acquisto fattogli fare del più bel palco, non solo, che sia nel Teatro di S. Salvatore, mà che sia in Venetia, e per dir il vero, con quelli cautioni più aggiustate, che mai si possa praticare. . . . Non col palco dunque ma una stanza haverà su la scena essendomi riuscito l'intento di preventare anco l'altro da V.A.S. nel contiguo all'acquistato, et sicome non più di cento scudi d'Argento volevo dargli del palco sudetto acquistato cosi col'ottenimento in concambio dell'altro vicino mi sono (mediante l'autorità dall'A. V. benignamente inpartitami) presa la risolutione di promettergli cinquanta doble, e venti se di quel sporcheccio da S. Cassiano ha dato cent'e cinquanta d.ti questo ne dovrebbe valere più d'altre tante. Se la Serniss . adunque verrà à goder col Carnovale Venturo havrà sicuro addatato alla sua grandezza. Perche però sarebbe troppo osservabile, e mal inteso, il lasciar palco cosi cospicuo senze esser foderato di polite tavole, con tutte le sue ablutie, e pertinentie, io glielo farò aquisitare. . . . L'affitanza, che tiene A.V. per il palco di S. Cassiano non hà nessuna imaginabile sicurezza, così, che se quest'anno, ò l'altro tempo si facesse opera, andarebbe il medmo disfatto, senza restitutione del donativo.

21. MASSI , 10 FEBRUARY 1673 (vol. 4, no. 627, f. 487)

Qua il carnevale è passato bene, e San Luca ha portato il vanto della Theatri. Li Sag. Grimani hanno descapitato L. 3000: e per compimento di questo infortunio, in sul meglio, è stata sbarrata una archibugiata ad un Musico recitante di quel Theatro, et è restato mortalmente colpito in Gondola, mentre esso era nella medema con quattro, o cinque altri Musica. Li virtuosi modesti di V.A.S. si sono portati valorosamente, e sono vittoriosi. In questi pochi giorni che restano del Carnevale, col la severità, e bellezza del tempo si vedono Mascare a diluvio, et è la Piazza piena di Paradisi. Il Sag. Nicola vanta di essersi provisto di una Dea caduta apposta dal terzo giro per lui. Mi sono informato, et ho saputo, che è una pettegola petaiizza piena di mal francese.

22. MASSI , 20 OCTOBER 1673 (vol. 4, no. 627, ff. 423-24v )

a. Quà si comincia a lavorare nelli Teatri per l'ammanimento delle opere. Ho veduto questa matina aperto il Teatro Grimano. E arrivata quà una Cantatrice romana famosa nominata Orsola. E bella e questo basti a persuadersi che la faccia subito il concorso delli più famosi Grifoni Cantalordini. E poi soavissima, e condisce si bene la conversatione, che fà crescere appetito sopra appetito; si vede che fa egregiamente il Mestiere di Cantatrice Zitellotta romana; Parla, canta, racconta, moteggia, fà vezzi colla bochetta, cava quella anco fuori il linguino mostrando con esso di rinfrescarsi il labro afaticato da tanta armonia che esce da quella bella boccha. E furba come un Diavolo; piena di sucho, tutta brio, presta come una Dondola; ha bella taglia, belissima fronte, occhi neri, sempre ridenti; Già dissi della boccha: bel seno, bellissima mano, e ignuda deve essere a meraviglia gentile. Il Sag. Marchese Rangoni, con tutto che ha una cantatrice famosa tutta sua, in Casa sua, che è l'anima sua; Con tutto ciò, è caduto tra i lacci della bella Romana; la frequenta


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giorno, e notte; la serve, la assiste, e non può simular che l'ama. Quel che si sia del cuore del suo più domestico caro pene, V.A.S. può considerarlo, basta a dire che son femine; la Donzella Rangoni si diede a i pianti amari per ammollire al represo il cuore del Marchese; lui, e tenerissimo, fù visto a consolarla con protestar di esser suo in ogni modo, non ostante le Cortesie che sentiva di fare alla Romana; levi l'amaro della Donzella; ma ritornata nella solita Gelosia,

b. haveva risoluto di non cantar mai più, quando pur stimolata da gl'amici del marchese in piena conversatione prese a cantar un lamento, giusto giusto tagliato al suo dosso, bellissima poesia e musica perfettissima. Hor chi non vede quella scena non sà, che cosa e trasformarsi per il canto. Ella movea se stessa, e per la natura del lamento, pregava, ammolliva, chiamava il suo usurpatore bene; dolcemente lo persuadeva, lo guardava, e vibrava svisceratezze da gl'occhi; piangea con lacrime di fede; protestava che il cuore era l'altare, ove mai sempre ardea, fuoco d'immenso affetto; che lui era il Rè della gran regione de suoi pensieri, che perciö non l'abandonasse; seguitava con atti disperati con tutto furore, e tanto, che parea propriamente una furia arrabbiata; ma nominando in un passo la sua rivale, volse gl'occhi al cielo et esclamando ahahahh ! che sia maledetta. Tornò poi col cuore a segno, e del caso suo accagionando più l'ira de fati, che l'incostanza del suo caro finisce il lamento ch'ella tramortì.

c. Racconto a V.A.S. questo per una cosa insigne, perche non crederò di sentir mai cosi più bene, e più di Cuore rappresentata al vivo; cosa di stupore, ritene ognuno. Il Marchese ammutì, e se ben stava col labro suo ridente come suol per natura, mostrava nondimeno d'haver il suo cuor confuso, perche veramente il Cimento era stato grande, et insigne. Si alzò su la Romanina, furba che il tutto haveva benissimo inteso, e con un sforzo strapazzativo cantò un arietta in sprezzo della gelosia, una arietta ridiculosa, ma bene assai gentile, e la Donzella Rangoni arrabbiava; oh che gusto, oh chi potesse veder quei cuori! Queste cosinee si godono a Venetia Sereniss. Princ. e senza teatri ancora ogni cosa è Teatro; per che, dove si tratta di dolcezze, di piaceri, e de godimenti, Venetia ha rivi di Manna, Canali di miele, e Canal Grande pieno di Elixir vite. Il buono è che di quella dolcissima conversatione adesso l'istoria incomincia. Io pagherei la mia Arzetta, che è l'unica gioia ch'io ho, che V.A.S. potesse esserci presente. Vi è di male, che non vogliono quelle due cantar più insieme. Si aspetta la Sigra Lucretia Dolfina, e questa compirà il numero delle tre gratie.

23. MASSI , 6 JUNE 1674 (vol. 4, no. 627, f. 568)

Il Sig. Pietro Dolfino sta nella diligenza delli Palchi del Theatro di San Salvador, et godo di vederlo fuori de gl'impegni della sua opera, con la quale si procurava mille incomodi, e mille impegni, col frutto delle ordinarie censure, e di irreparabili passioni. Io non consiglierei mai niuno amico a mettersi a far Drammi a Venetia.

24. BEREGAN , 20 SEPTEMBER 1675 (vol. 1, no. 624, f. 180)

Es parsa fama, cheil S. Gratianino se ne venga prima del Carnevale in Italia—il che essendo vero, prendo ardire come emissario dell'A.V.S. tanto per mio nome, quanto per nome del S. Marchese Guido Rangoni di riverentemente supplicare la bontà di V.A.S. a restar servita d'impegnar il medesimo Sig. Gratianini che capitando à Venetia, e prima d'impegnarsi con alcun delli Teatri per la recita, faccia capo con mè, poiche dovendosi nel Teatro di S. Lucca recitar quest'anno un mio Drama sperarei di farlo spiccar maggiormente quando avessi questa parte.

25. BEREGAN , 17 NOVEMBER 1675 (vol. 1, no. 624, f. 181)

Suppilcai sino il passato Settbre con miei Eumilissimi caratteri la bontà di V.A.S. perche restasse servita di Commandare al S. Gratianini Cantante e Musico di V.A.S. che capitando in Venetia per questo prossimo Carnevale impiegasse la sua virtù nel recitare à S. Lucca un mio Drama intitolato l'Ottaviano Cesare Augusto, il quale con tutta pompa viene fatto recitare dal Sr Marchese Rangoni.


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C—
Venice, Biblioteca nazionale marciana:
Avvisi

1. 21 NOVEMBER 1682 (I-Vnm, It. VI 459 [12103])

Nel mentre si vanno seguitando le comedie nel Teatro di San Samuele seguita a divertirsi il Serenissimo di Mantova, questa sera resta destinata di far la prova genre all'opera in musica in quello di San Cassano per essere in scena nella ventura, havendo già pronto tutte le cose necessarie per tale effetto.

2. 5 DECEMBER 1682 (I-Vnn, It. VI 459 [12103])

Nel mentre discorendosi, cheil Serenissimo di Mantova dovesse per suoi particolari affari dara una scorza a suoi stati, havendo quei del Teatro di San Cassan ottenuta licenza di poter andare in scena con quella di Santi Gio e Paolo, ha differito la sua andata e hieri sera si diede principio alla prima opera, intitolata Temistocle in bando e questa sera l'altra intitolata Ottone il grando, andandosi per tanto da tutti gl'altri Teatri in musica mettendosi all'ordine il necessario per poter anch'essi essere in scena, essendo arrivate tutte le cantatrici, e musici.

3. 30 JANUARY 1683 (I-Vnm, It. IV 460 [12104])

Nel Teatro di S. Luca metteranno fuori una nuova opera publicando la lama che sarà più bella che la prima, e lo stesso pure si farà nel Teatro Griman Grisostomo. . . la quale ha più concorso che mai non ostante il pagamento delle 4 lire per ciascheduna persona.

4. 6 FEBRUARY 1683 (I-Vnm, It. VI 460 [12104])

Essendosi nel Teatro di San Cassiano cominciata la recita del nuovo Dramma intitolata L'innocenza risorta et in quello di S. Angelo Cornelio Silla che sono riuscite assai più grate delli primi, e dimane sera si principierà l'altra opera nel Teatro Vend. a S. Luca, ma in quello de Grimani à S. Giovanni Grisostomo non sarà rinnovata mentre continua ad esser la prima de comune sodisfatione pensandosi solo d'aggiungere alcune canzonette.

5. 11 DECEMBER 1682 (I-Vnm, It. VI 460 [12104])

Lunedi comparerà qua il Duca di Mantova con numerosa comitiva e si porta a godere la recita dell'opera nel Teatro di San Luca che fù principiata sin sabato della passata contro il parere dei musici, che non volevano acconsentirci, dicendo che tutti non erano pienamente instrutti per bene rappresentare le loro parti, e non ostante questo dubio riuscì d'universale sodisfattione, ma nelle sere seguenti non vi è stato quel concorso, che si sperava, e ciò a causa delle frequenti pioggie e malignità de tempi. Si crede, che in breve principieranno l'altre ne teatri di NS. Giovanni e Paolo, il San Giovanni Grisostomo, & altre.


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